Quando si parla di malocclusione si fa riferimento a un mancato allineamento dei denti dell’arcata superiore e dell’arcata inferiore della bocca, a causa del quale si verifica un anomalo squilibrio tra la mandibola e la mascella. Il problema che ne deriva non è solo di carattere estetico, anzi: si possono verificare dei seri disturbi che si estendono dal cavo orale al resto dell’organismo, sotto forma di dolori alla schiena, mal di testa e disturbi di udito. Per di più, la malocclusione dentale è fonte di una masticazione errata, il che comporta problemi di digestione. La valutazione dell’entità del problema può avvenire solo con una meticolosa visita odontoiatrica, che permetta di individuare una potenziale terapia risolutiva.
Quali sono i sintomi
La malocclusione può determinare una più o meno evidente asimmetria a livello del viso, oltre che un sorriso non armonioso. Le difficoltà della masticazione possono coinvolgere lo stomaco e l’intestino, causando disturbi di non poco conto. Non sono rari i casi in cui a essere coinvolto è l’apparato respiratorio, con varie conseguenze: dalla sinusite alla tosse cronica, dall’asma alla bronchite cronica.
I casi gravi di malocclusione
In presenza di una malocclusione dentale piuttosto accentuata, si può avere a che fare con dolori alla mandibola, ma non solo. L’affollamento dei denti, per esempio, si può tramutare in una predisposizione alla formazione della carie, alla comparsa di una gengivite o allo sviluppo di una parodontite. Si verifica, inoltre, una tendenza a respirare con la bocca, e così ci si ritrova con le fauci e la gola secca. Di notte, nel momento in cui la bocca è serrata, i denti disallineati possono fare sì che la mandibola soffra di carichi errati. Quindi, si sviluppano dolori mandibolari che danno origine a cefalee e dolori cervicali, ma anche problemi alla colonna vertebrale e ronzii alle orecchie.
Come si interviene
In alcune circostanze la malocclusione può essere abbinata a bruxismo: in tale situazione si può rendere necessario il ricorso a un bite. La soluzione chirurgica è la più consigliata quando il problema è di tipo congenito. Nei bambini che hanno denti da latte si usano apparecchi mobili, mentre gli allineatori trasparenti mobili vengono chiamati in causa con soggetti che hanno già la dentatura definitiva. Se, però, l’uso degli allineatori non è possibile, è inevitabile l’impiego degli apparecchi fissi. Infine, non si può escludere la necessità di estrarre uno o più denti.
Non ci sono casi uguali
È evidente che ogni caso fa storia a sé: pertanto non si può indicare a priori quale sia il trattamento più adeguato, perché solo una visita odontoiatrica permette di verificare la situazione e capire in che modo intervenire. Le arcate dentarie vengono analizzate con un esame radiografico, ma per conoscere la situazione morfologica nel suo complesso ci può essere bisogno anche di una radiografia del cranio e della faccia. La gravità e le caratteristiche della malocclusione, inoltre, vengono analizzate tramite un calco dei denti che permette di riprodurre la conformazione delle arcate.
Tre classi di malocclusione dentale
A seconda del livello di gravità, la malocclusione dentale può essere di prima, di seconda o di terza classe, in ordine. In sostanza, la malocclusione di prima classe è la meno grave: il morso è lievemente anormale, e ci possono essere denti troppo distanziati, ruotati o accavallati. L’arcata inferiore è sovrastata da quella superiore solo di poco. Nel caso della malocclusione di seconda classe l’arcata inferiore, invece, è sovrastata di molto. Infine, con una malocclusione di terza classe i denti dell’arcata mascellare superiore sono molto più arretrati rispetto ai denti dell’arcata mandibolare inferiore.
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