Di solito è in cotone, ma non mancano gli esemplari in cashmere, in seta, in lino o in altri materiali: la camicia è un capo di abbigliamento che si presta a una vasta gamma di varianti e di materiali. Anche i filati più preziosi possono essere chiamati in causa, dal pizzo al raso, ma uno dei più comuni è l’oxford, il cui nome deriva da quello della città omonima della Gran Bretagna, là dove la produzione di camicie con tale filato ha avuto inizio. L’oxford è un tessuto a intreccio, formato da fili colorati alquanto fini intersecati con fili di cotone un po’ più spessi.
I tessuti delle camicie
Decisamente più morbida è la flanella, capace di trasmettere una piacevole sensazione di calore a chiunque vi entri in contatto: proprio questo è il motivo per il quale essa viene adoperata in modo particolare per le camicie invernali. Adatto alla primavera è, invece, il denim, che coniuga il suo essere moderno con una notevole resistenza: lo si trova in capi di tendenza e caratterizzati da uno stile casual. Il piquè non è un tessuto altrettanto diffuso, ma ciò non vuol dire che sia di scarsa qualità, anzi: per di più l’effetto a nido d’ape che lo definisce è molto particolare. Non possono essere dimenticati il popeline, il lino e lo shantung, vale a dire un tessuto grezzo che viene impiegato quando si desidera realizzare camicie con un aspetto quasi vissuto.
La scuola napoletana
Volendo parlare di camicie fashion, non si può che fare riferimento alla scuola napoletana, da cui provengono gli esemplari di maggior prestigio non solo dal punto di vista della manifattura ma anche sul fronte dei materiali. Si tratta, d’altra parte, di una scuola che può contare su più di cento anni di tradizione alle spalle nel settore della camiceria. Già, ma quali sono i tratti peculiari che distinguono le camicie sartoriali partenopee rispetto a tutte le altre? In primo luogo i ricami a mano, che si sommano a cuciture rifinite con la massima attenzione. Indossando una camicia della scuola napoletana, inoltre, ci si può rendere subito conto della sua morbidezza superiore alla media e della sua vestibilità.
I modelli più diffusi
L’esempio di camicia più comune al giorno d’oggi è la button down, ma non si tratta certo di una novità degli ultimi tempi: anzi, questo modello era in auge negli anni ’20 del secolo scorso, e ora viene apprezzato nel solco di un revival che interessa il mondo della moda come quello della cultura. Il colletto è fermato sul davanti da un paio di piccoli bottoni, mentre i polsini non posso che essere inamidati: sono questi i punti in comune di tutte le button down, che pure si possono differenziare per altri dettagli, come per esempio la presenza di preziosi o di applicazioni in tessuto, ma anche il numero di taschini.
La camicia alla coreana e quella hawaiana
La cosiddetta camicia alla coreana è nota anche con il nome di barong tagalog, ed è una versione orientale piuttosto comune di questo capo di abbigliamento: essa è costituita da un tessuto leggero e mostra un colletto di piccole dimensioni che fascia il collo, privo di punte. A dispetto del nome, è in realtà un capo tipico delle Filippine: la tradizione vuole che venga indossato sopra i pantaloni. Ancora più casual sono le camicie hawaiane, indicate soprattutto per la stagione estiva, in virtù dei loro colori a dir poco sgargianti che si integrano con i motivi floreali stampati sopra.
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