Gli appassionati del mondo del calcio hanno ormai imparato ad avere a che fare con termini che fino a poco tempo fa erano sconosciuti e oggi rientrano nel linguaggio comune, quali ad esempio VAR o goal-line technology. In particolar modo il primo, replicato anche nei campi di provincia mediante il celebre gesto dell’arbitro (un rettangolo tracciato con le dita) volto a mimare il video in cui va rivedere l’azione dubbia.
L’acronimo sta per Video Assistant Referee: l’incaricato del VAR ha il compito di visionare sugli schermi le azioni durante il corso della partita e in caso di chiari errori nel giudizio di una singola azione, l’arbitro può essere richiamato al monitor. Ad oggi il regolamento in merito alle circostanze in cui chiamare il giudice di gara è delineato; tuttavia, ciò non risparmia gli addetti ai lavori, e numerose migliaia di appassionati, a dibattiti infiniti sulle ragioni per cui è stato chiamato o meno. Le recenti proteste in merito all’arbitraggio di Anthony Taylor e il mancato rigore assegnato alla Roma (in occasione della finale di Europa League contro il Siviglia) costituiscono un chiaro esempio dei dubbi che ancora permangono intorno alle modalità relative all’utilizzo della tecnologia. In questo caso specifico la situazione è poi degenerata all’interno dell’aeroporto di Budapest, dove il fischietto inglese è stato insultato e aggredito dai tifosi romanisti, suscitando unanime condanna dalla UEFA e da tutto il mondo sportivo.
Il VAR non rappresenta però l’unica innovazione nel mondo del calcio, altrettanto utile è infatti la goal-line technology, soprannominata anche occhio di falco. Questo strumento è indispensabile per l’arbitro e gli assistenti in quanto permette, grazie ad un sistema di telecamere e software, di visualizzare se il pallone abbia superato o meno la linea di porta. Da regolamento, infatti, la sfera deve aver superato interamente la linea per poter essere considerato gol e spesso su questo aspetto si sono verificate polemiche che hanno segnato il dibattito calcistico. È ormai datato 2012 il celebre gol di Muntari, o meglio non gol dal momento che l’arbitro Tagliavento decide di non assegnare il gol poiché il pallone non sarebbe entrato completamente: un abbaglio clamoroso di tutta la terna arbitrale e che sicuramente, con la goal-line technology in funzione, non sarebbe accaduto.
L’ultima innovazione in ordine cronologico è il cosiddetto SAOT, acronimo per Semi-Automated Offside Technology, che in italiano può essere tradotto con fuorigioco semiautomatico. Il funzionamento è simile a quello della goal-line dal momento che anche in questo caso telecamere e software sempre più sofisticati permettono di tracciare una linea al momento del passaggio chiave e valutare la posizione dei calciatori eventualmente in offside. Lo scopo è quello di rendere molto più veloci chiamate che invece richiederebbero uno stop di gioco maggiore dal momento che l’arbitro potrebbe essere richiamato al VAR per la valutazione. La linea del fuorigioco, così come se il pallone sia entrato in porta o meno, sono situazioni che non lasciano spazio a dubbi e su cui la tecnologia può indubbiamente essere di aiuto.
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