Non tutti sanno che per estrarre l’oro si usa addirittura il cianuro: sì, proprio quella sostanza inquinante e tossica al tempo stesso, che per altro viene adoperata anche per recuperare l’oro dalle stampanti, dai telefoni cellulari, dai personal computer e da tutti gli altri rifiuti elettronici. L’oro è presente nella maggior parte dei dispositivi che vengono utilizzati comunemente in virtù delle sue caratteristiche fisiche e chimiche: si tratta, infatti, di un conduttore elettrico e termico eccellente, che oltre ad avere il pregio di essere pressoché inalterabile è anche in grado di resistere all’ossidazione. Nel caso in cui si riuscisse a fare a meno del cianuro, però, il recupero oro dalla spazzatura elettronica si tramuterebbe in un business più sostenibile.
In realtà questa possibilità esiste, ed è stata concepita e messa a punto da un team di studiosi della Northwestern University, che hanno pubblicato i risultati della propria ricerca su Nature Communications. Ebbene, il metodo che è stato predisposto presuppone un minor numero di rischi dal punto di vista delle contaminazioni ambientali, dal momento che non c’è più bisogno di usare il cianuro per riuscire a isolare l’oro rispetto agli altri metalli che fanno parte dei materiali di scarto, ma si può approfittare di un normale zucchero che si ricava dall’amido di mais.
Perché si usa il cianuro
La direttiva quadro sulle acque cataloga il cianuro come uno dei più importanti agenti inquinanti: tale sostanza chimica, infatti, è in grado di provocare conseguenze ai limiti del disastro non solo a livello ambientale, ma anche dal punto di vista della biodiversità e rispetto alla salute umana. Come si è detto, esso è comunemente impiegato per isolare l’oro non solo dai rifiuti elettronici, ma anche dalle rocce aurifere. Nei dispositivi come computer e smartphone, l’oro è presente in forma di metallo, il che vuol dire che non è solubile in acqua: questo è il motivo per il quale, per fare in modo che possa essere estratto, si predispone una reazione chimica con una soluzione di cianuro. A seconda dei casi, si può trattare di cianuro di sodio, di cianuro di calcio o di cianuro di potassio, ma l’esito non cambia: in presenza di ossigeno, infatti, questa sostanza chimica dopo essersi combinata con l’oro agevola il processo di lisciviazione, in conseguenza del quale il metallo viene sciolto e portato in soluzione.
Soluzioni alternative
Una volta che l’oro è stato disciolto in acqua grazie all’azione del cianuro, il metallo prezioso può essere filtrato e, soprattutto, isolato, sia rispetto a eventuali impurità che rispetto agli altri metalli. Come si è detto, però, è opportuno individuare delle soluzioni alternative rispetto al ricorso al cianuro, anche e soprattutto per rispettare l’ambiente. Quel che è stato trovato alla Northwestern University è un materiale eco-friendly e conveniente a livello economico, che può prendere il posto del reagente cattivo permettendo di continuare a isolare l’oro dai vari metalli. Come detto, questo materiale deriva dall’amido e può essere ottenuto con una procedura non tossica.
Come funziona
Per far sì che si possa avere l’oro in soluzione da una matrice solida occorre renderlo solubile. Per questo si usano degli acidi: dopodiché lo zucchero proveniente dall’amido semplifica l’isolamento dell’oro stesso. Il ricorso agli acidi potrebbe sembrare non rispettoso dell’ambiente: nel confronto con il cianuro, tuttavia, essi risultano molto meno tossici. Dal processo alcalino, poi, derivano rifiuti che non sono troppo maligni per l’ambiente, a differenza di quel che accade con i metodi convenzionali, che si basano su gas tossici e su sali di cianuro. Il processo innovativo è altamente selettivo, il che significa che l’oro può essere separato anche dal palladio e dal platino, metalli nobili che non di rado sono mescolati ad esso.
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