La gravidanza è un periodo della vita della donna molto particolare, scandito da emozioni e gioie, ma anche da qualche piccola preoccupazione. Se per alcune donne è un periodo sereno e piacevole, per altre può essere più faticoso: ciò che è sicuro è che una gravidanza non è mai uguale a un’altra e anche la stessa donna tra una gravidanza e l’altra può vivere situazioni molto diverse.
Per affrontare al meglio questo periodo della propria vita è molto utile conoscere le tappe a cui si andrà incontro. Sebbene sia un periodo del tutto naturale, spesso le donne fino a quando non rimangono incinte non conoscono con esattezza come si svolgerà la gestazione e talvolta si trovano a fare calcoli complessi per comprendere in quale settimana della gravidanza si trovano e quando avrà termine la gravidanza.
Come si può leggere in questo articolo sulla data presunta parto, dire che la gravidanza dura nove mesi è una semplificazione poco precisa. Infatti, la gravidanza si calcola in settimane, perché da una settimana all’altra possono esserci cambiamenti significativi e prendere questo lasso di tempo come riferimento è più preciso.
Vediamo, allora, qual è il metodo corretto per stabilire l’inizio della gravidanza, come si calcolano le settimane e la data presunta per il parto.
Le date della gravidanza: quando inizia la gravidanza
Per conoscere le date di riferimento della gravidanza si deve prendere in considerazione come punto di partenza il giorno in cui essa ha inizio. A differenza da ciò che si potrebbe pensare, infatti, la gravidanza, almeno per convenzione medica, non ha inizio il giorno del concepimento, ma il giorno d’inizio dell’ultima mestruazione. Tale giorno viene preso come riferimento perché è l’unica data su cui si può avere certezza: è possibile, infatti, accorgersi dell’inizio delle mestruazioni e tenerne traccia.
L’ovulazione, invece, benché sia indispensabile per il concepimento, non è facilmente individuabile. Di solito, in un ciclo regolare, si verifica 14 giorni prima delle mestruazioni successive. Tuttavia, non tutte le donne hanno un ciclo regolare e, anche in quel caso, non è detto che l’ovulazione avvenga tutti i mesi con regolarità. È fisiologico, infatti, che il ciclo possa avere delle piccole oscillazioni, magari dovute semplicemente a stanchezza, cambio di stagione, stress, etc.
Inoltre, i sintomi dell’ovulazione non sono così evidenti e, pur immaginando di trovarsi nel periodo fertile, ogni donna non può avere certezza che siano i giorni giusti. Infine, va anche considerato che gli spermatozoi sono in grado di vivere alcuni giorni nell’apparato riproduttivo femminile. Di conseguenza, il concepimento potrebbe essere avvenuto a qualche giorno di distanza rispetto al rapporto sessuale che l’ha generato. Proprio per tutti questi motivi, convenzionalmente si è scelto di far partire la gravidanza dall’ultima mestruazione.
Le settimane di gravidanza: ecco come calcolarle
Se la gravidanza inizia il primo giorno dell’ultima mestruazione, anche il calcolo delle settimane di gravidanza verrà fatto a partire da quella data. Per effetto di questa scelta convenzionale, si avrà che nelle prime due settimane di gravidanza, in realtà, il concepimento non è ancora avvenuto. Di solito, il test di gravidanza viene fatto dopo un ritardo di almeno una settimana: in tal caso, è possibile che si scopra di essere incinte già nella quinta o sesta settimana di gravidanza.
Avere un metodo univoco per calcolare le settimane di gravidanza è molto utile anche per confrontare le tappe di sviluppo del feto e per fissare i vari esami diagnostici come le ecografie. È possibile, però, che proprio grazie alle ecografie periodiche si decida di spostare la datazione dell’inizio della gravidanza. Per esempio, potrebbe esserci stato un ritardo delle mestruazioni dovuto a motivi fisiologici e, di conseguenza, anche l’ovulazione e il concepimento potrebbero essere avvenuti più avanti rispetto a ciò che si pensava.
La data presunta del parto: dopo quante settimane si fissa?
Nell’immaginario collettivo, la gravidanza dura nove mesi. In realtà, la data per il parto non è così certa come potrebbe sembrare: il parto a termine viene collocato in un lasso di tempo compreso tra la 37° e la 41° settimana a partire dal giorno dell’inizio della gravidanza, ovvero il primo dell’ultima mestruazione.
La data presunta parto viene inserita nella 40° settimana di gravidanza, che si trova a metà del periodo per il parto a termine. Tuttavia, anche questo è un calcolo puramente indicativo, in quanto il parto è fisiologicamente a termine anche nelle due settimane precedenti e in quella successiva.
Prima della 37° settimana il parto è considerato pretermine, mentre dopo la 42° è considerato post-termine. Tuttavia, nel primo caso, a seconda delle dimensioni del bambino, potrebbe non esserci alcun problema e potrebbe non essere necessario un periodo nell’incubatrice. Mentre nel secondo caso, di solito, si procede con l’induzione del parto ed eventualmente con il parto cesareo.
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