Fronte comune dell’Unione europea sul tema della cybersicurezza. Un argomento di grande attualità che vede gli Stati europei impegnarsi per tracciare una linea di intervento condivisa. Non solo Gdpr, quindi, non solo tutela dei dati personali ma anche un’azione a tutto campo per proteggere gli utenti europei dagli attacchi indiscriminati dei pirati del web.
Dallo smartphone al pc, siamo tutti a rischio
Se è vero che gli attacchi più raffinati e sofisticati interessano grandi strutture pubbliche e il mondo della finanza, è anche vero che l’analisi dei dati relativi ai cyberattacchi al secondo lascia perplessi e fa rabbrividire. Siamo tutti potenziali vittime degli hacker, basti solo pensare al fenomeno del phishing che acquista rilevanza sempre crescente. Una mail apparentemente innocua che rischia di essere la porta d’ingresso dei malintenzionati al nostro conto on line. Lo stesso vale per lo smartphone, un vero e proprio pc portatile oggi. Tanto che gli esperti di informatica si sono dati da fare per realizzare una serie di misure protettive per criptare e tutelare le nostre attività on line, partendo proprio dai pagamenti, un esempio su tutti è la nascita del codice OTP, sui cui si sofferma il portale Smshosting.
Nasce il Cybersecurity Act
Nasce da queste consapevolezze la necessità di dotarsi di un vero e proprio Cybersecurity Act, il regolamento chiamato da affidare all’Enisa, l’agenzia comunitaria per la sicurezza informatica, compiti e risorse per contrastare gli attacchi informatici nel Vecchio Continente. Tra le misure comprese nel testo anche la necessità, da parte delle aziende di elettronica, di sottoporsi a veri e propri test per poter accedere sul mercato europeo. Verso novembre dovrebbe esser pronta la prima versione del testo, già sottoposta al giudizio di Parlamento europeo, Commissione e Consiglio dei 28 Stati membri.
Tutelare gli oggetti connessi
Il primo obiettivo dell’Atto europeo è quello di tutelare gli utenti attraverso l’estensione delle misure di sicurezza agli oggetti connessi. Sarebbe sbagliatissimo, nell’epoca dell’Internet delle cose, considerare connessi solo tablet, smartphone e pc. Oggi il fenomeno interessa la casa, sempre più domotica, l’auto, a guida autonoma, e qualsiasi altro oggetti di uso quotidiano. L’internet delle cose ci avvolge nella rassicurante quotidianità e, allo stesso tempo, presta il fianco a potenziali attacchi. In un documento della Commissione si legge che “Sebbene un numero crescente di dispositivi siano connessi a internet, la sicurezza e la resilienza non sono sufficientemente integrate nella progettazione, il che rende inadeguata la cybersicurezza. In tale contesto, l’uso limitato della certificazione fa sì che gli utenti aziendali e individuali dispongano di informazioni insufficienti”, situazione che, di conseguenza, “mina la fiducia nelle soluzioni digitali”.
I dati
Gli attacchi informatici diventano sempre più aggressivi e a pioggia. Secondo le rilevazioni effettuate dall’Associazione italiana per la sicurezza informatica (Clusit), tra il 2016 e il 2017 gli attacchi multiple targets (obiettivi multipli) sono triplicati e “sono sempre più aggressivi, potendo contare su logiche e mezzi industriali e prescindendo sempre più da limiti territoriali e tipologia di bersaglio per massimizzare il danno inflitto alle vittime e/o il proprio risultato economico”. Da parte loro, però, le aziende non si sforzano di fare attenzione “perché premono per andare sul mercato il più velocemente possibile, mentre la cybersicurezza costa risorse, tempo e alza il prezzo finale”.
Copywriter e SEO Specialist dal 2012. Appassionato di web marketing inizia a creare i primi siti web nel 2010. Nel 2017 decide di fondare il blog Mnews.it per il quale si occupa di realizzare guide all’acquisto su qualsiasi tipo di prodotti.