Tutti hanno sentito parlare almeno una volta di piramide alimentare: una sorta di modello di dieta ideale e salutare. Questa alla base prevede frutta e ortaggi, cioè alimenti da consumare più volte al giorno. Andando a salire al secondo gradino vi sono pane, riso, pasta, biscotti, patate che possono essere consumati una volta al giorno. Il terzo settore è occupato da legumi, salumi, pesce, carne, uova consigliati più volte a settimana. A salire: latte e derivati e condimenti. I cosiddetti condimenti devono essere usati in modo molto moderato, mentre gli altri alimenti del terzo e quarto gradone devono essere alternati nell’arco della settimana. Il quinto gradone, invece, prevede dolci e alcolici da consumare in modo molto moderato. Questa è la piramide ideale, ma come si può applicare questo modello alle prelibatezze della cucina calabrese?
La piramide degli alimenti in Calabria
La cucina calabrese non si distingue molto da quella delle altre Regioni del Sud Italia, infatti, anche qui la dieta mediterranea la fa da padrona con frutta, verdura, pesce, ma non mancano le prelibatezze che è bene consumare con parsimonia onde non accumulare grassi in eccesso.
Tra i prodotti salutari della preziosa terra calabrese vi è l’aglio di Papaglionti, più piccolo rispetto alle altre varietà, si contraddistingue per il colore rosa con un gusto piccante e molto aromatico. Particolarmente preziose anche le arance calabresi come l’Arancia di Villa San Giuseppe, in particolare la varietà Belladonna, Tra gli agrumi può essere apprezzato anche il bergamotto di Reggio Calabria DOP, utilizzato per aromatizzare dolci e per bevande fresche, tipico della zona di Sibari. Visto che la piramide alimentare prevede il consumo di ortaggi e frutta, si può citare anche l’asparago selvatico della Calabria IGP, utilizzato per le conserve calabresi, per realizzare frittate o per dare sapore a primi piatti.
Considerato che una dieta sana prevede anche i legumi, come poter dimenticare i fagioli di Carìa? Dolci e pastosi, sono perfetti per le zuppe, magari se accompagnati da favolose cipolla di Tropea. Sono ioltre nutilizzati per realizzare una pasta particolare: la fileja, da arricchire anche con la ‘nduja, ingrediente di cui si parlerà in seguito. Tra i legumi tipici della Calabria vi sono anche i fagioli secchi di Cosenza e le lenticchie di Mormanno, piccole e di colore rosa. Si tratta di una varietà studiata molto approfonditamente, in virtù della grande diversità rispetto a varietà più famose. Considerato che il secondo gradino della piramide alimentare prevede le patate, è bene ricordare come in questa regione esistano delle varietà eccezionali, come quelle della Sila IGP.
I salumi calabresi
Se quelli elencati sono i cibi che si possono gustare più frequentemente, non mancano prodotti da mangiare più raramente, ma ugualmente prelibati. La piramide alimentare calabrese, come quella italiana, prevede anche salumi e anche in questo caso la Calabria è una regione ricca di deliziose pietanze. Si inizia proprio dalla ‘nduja, già citata in precedenza. Si tratta di un salume, cremoso, che nasce come piatto povero, visto che è realizzato con ingredienti che si possono definire di scarto. La produzione di questo pasto è tipica di Vibo Valentia, ma a conti fatti, si prepara un po’ in tutta la Calabria.
Gli ingredienti principali sono le interiora del maiale, in particolare fegato, milza, stomaco, intestino, polmoni, testa, cuore, trachea, faringe e parti grasse prelevate dal suino. A questa base viene aggiunto il peperoncino. La proporzione ideale dovrebbe essere 2:1, cioè due parti di maiale, mischiata con una di peperoncino. Si può immaginare come il risultato finale di questa ricetta sia un salume particolarmente piccante. Ovviamente, essendo grassa la ‘nduja dovrebbe essere un’eccezione nel proprio piano alimentare, anche se ne basta davvero poca per dare sapore a salse, ottime per i primi piatti o per realizzare soffritti. Se la ‘nduja merita di essere assaggiata almeno una volta nella vita, non bisogna abusare di lei e inserirla troppo di frequente all’interno della piramide alimentare dei bambini, spesso molto delicati, sul piano intestinale.
In Calabria però non mancano altri salumi importanti, come la conosciutissima soppressata calabrese, o i vari insaccati realizzati con il maiale nero calabrese. Anche queste specialità, si posizionano nei piani alti della piramide alimentare calabrese, considerata la loro ricchezza sul piano calorico.
Il peperoncino, vero simbolo della regione, è alla base anche di un’altra specialità da consumare in modo sporadico: la sardella, anche conosciuta come il caviale dei poveri. Si tratta di una salsa di bianchetti insaporita con peperoncino, sale e finocchietto selvatico. Ovviamente il tipico colore rosso è dovuto proprio al re della tavola calabrese: il diavolicchio che però va impiegato con moderazione, soprattutto se non si è abituati, considerato che potrebbe dare problemi all’apparato gastro-intestinale se consumato in eccesso.
Le eccellenze calabresi
Da consumare di rado, vi sono anche i formaggi come la ricotta affumicata calabrese, che può essere grattugiata sulla pasta, alla stregua del pecorino. Tra i prodotti tipici calabresi non può mancare il caffè Gugliemo che può accompagnare la colazione di tutti grazie alle tante varietà prodotte. Si tratta di una delle realtà imprenditoriali italiane più importanti e che ha sede in Calabria, proprio come il tonno Callipo, altra eccellenza della Regione Calabria. Il tonno Callipo è uno dei prodotti più salutari da inserire nell’alimentazione perché leggero, povero di grassi, composto solo dai migliori tonni, pescati in mare.
Da assaggiare almeno una volta nella vita è anche la Brasilena, o semplicemente gassosa al caffè, ovviamente, trattandosi di una bibita gassata non è certo tra quelle da preferire e da consumare più di frequente nella propria piramide alimentare, ma ogni tanto di sicuro male non farà. È prodotta dalla società Acqua Calabria, sita vicino Catanzaro, ed è una delle bevande di cui i calabresi sono maggiormente fieri, visto che viene esportata in varie parti del mondo.
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