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Le risorse idriche in Calabria

La Calabria sempre più frequentemente si trova a dover combattere con una carenza idrica notevole, in realtà la stessa non è dovuta alla mancanza di risorse ma ad una cattiva gestione del territorio e soprattutto del sistema idrico nel suo complesso.

I corsi d’acqua della Calabria

Il principale corso di acqua della regione Calabria è il fiume Crati che con i suoi ben 91 km parte dal Monte Sila e termina nel Mar Ionio, generando lungo il suo percorso il Craticello da cui origina una delle valli più popolose della Calabria, la Valle del Crati, resa “fertile” anche dai tanti affluenti di questo corso d’acqua.

Questo però non è l’unico corso d’acqua della Regione, infatti, vi sono anche il fiume Lamato, Lao, Neto, Savuto. Tra i corsi d’acqua più importanti vi è il fiume Tacina che lungo il suo percorso crea paesaggi incantevoli. Scende in modo suggestivo tra i monti anche il Torrente Raganello, un vero e proprio fiume, nonostante il nome, lungo circa 50 km con gole strette e profonde nell’ultimo tratto. Proprio in questa zona è stato istituita la  Riserva Naturale Gole del Raganello.

Il ciclo integrato dell’acqua

A fronte però di questa ricchezza di acqua vi sono però carenze nel servizio idrico che pesano non solo sui cittadini, ma anche su imprese, aziende e quindi sono un ostacolo allo sviluppo economico della regione, che invece, di sviluppo avrebbe proprio bisogno, anche per sfruttare meglio le incantevoli risorse turistiche del territorio. Nonostante la legge Gallo preveda l’attuazione del ciclo integrato dell’acqua e abbia come fondamento l’acqua come bene pubblico a cui tutti devono avere accesso, a prezzi equi, non si è riusciti a bloccare l’approccio neo-liberista all’acqua. Le tariffe quindi continuano ad essere elevate a fronte di un servizio comunque carente.

Le zone particolarmente esposte a tale disagio sono a Catanzaro, Vibo Valentia, Reggio Calabria, zone tra l’altro ad elevata vocazione turistica. Sotto accusa sono spesso gli enti che gestiscono il servizio, infatti, le aziende affidatarie non mettono ancora in pratica principi basilari sanciti dalla Corte Costituzionale. Ne è un esempio la sentenza 246/2009  che su ricorso della stessa Regione Calabria, ha sancito che la tariffa del servizio idrico integrato deve essere stabilita esclusivamente dallo Stato.

Inchieste e scandali sul servizio idrico calabrese

Al centro delle polemiche c’è Sorical, azienda che gestisce l’acquedotto per ben 88 comuni, la cui acqua arriva dal bacino dell’Alaco che ha destato scandalo fin dalla sua costruzione costata dieci volte più del dovuto. Il problema è rappresentato dal fatto che tale acqua è altamente inquinata, anche se il continuo rimpallo di responsabilità tra i Comuni che accusano Sorical, che si occupa del pompaggio delle acque, di immettere nel bacino acqua inquinata e la società che, invece, accusa i Comuni, che si occupano della distribuzione, di avere un acquedotto contaminato. Fatto sta che tra la continue accuse ed inchieste, l’acqua continua ad essere sporca.

Il problema principale è dato dalla bonifica della diga dell’Alaco, messa in funzione nel 2005, questa, infatti, subisce le infiltrazioni di ferro e manganese dalle miniere borboniche di Mongiana. Le indagini sulle acque calabresi non sono iniziate certo ieri, infatti siamo nel 2017, e il problema non è risolto, ma già nel 2008 ci provò l’allora magistrato Luigi De Magistris, oggi sindaco di Napoli, ma fu guarda caso, trasferito.

Comitati di Acqua Bene Comune

La carenza idrica che colpisce molte zone dalla Calabria più che ad una mancanza di risorse deve essere addebitata ad una cattiva gestione, che può venir meno solo con il superamento della privatizzazione dell’acqua, proprio come voluto dagli italiani che si sono espressi in tal modo nel referendum sull’acqua pubblica. Il sistema pubblico, oltre a poter tenere sotto controllo le tariffe, è dimostrato che nei comuni in cui l’acqua è gestita in  proprio costa meno, permette anche di evitare il rimpallo di responsabilità e speculazioni sui lavori per migliorare le reti di distribuzione. Per raggiungere tale obiettivo il ruolo dei cittadini è importante, essenziale nel fare pressioni e mantenere i riflettori accesi sul tema. Proprio per questo nascono i Comitati di Acqua Bene Comune su tutto il territorio nazionale, Calabria compresa.